DUE PORTE E UN CORRIDOIO

DUE PORTE E UN CORRIDOIO

Condividiamo, grati, la lettera che ci ha scritto una mamma al termine del percorso scolastico del figlio.

DUE PORTE E UN CORRIDOIO

La Vita è un susseguirsi di porte messe in fila, una dopo l’altra, distanziate tra loro da corridoi, alcuni pianeggianti, percorribili con calma e serenità, altri in salita, decisamente faticosi da attraversare. Comunque sia, lungo questi corridoi ascoltiamo l’incalzare o lo zoppicare dei nostri passi, ne misuriamo il peso ed annusiamo l’aria che essi spostano. Nei corridoi, ha vita la Vita.

Quando una delle porte è davanti a noi, vuol dire che la dobbiamo aprire per iniziare un nuovo viaggio, quando ce la ritroviamo alle spalle, significa che l’abbiamo chiusa perché un percorso ha avuto il suo compimento.

Ogni volta che si apre o si chiude, qualcosa cambia, si trasforma e intanto il nostro corpo, la nostra mente e la nostra anima subiscono straordinarie metamorfosi.

Accade anche che alcuni corridoi siano paralleli, magari con la pavimentazione di diversa inclinazione, dove vi sono persone che condividono tragitti importanti, come genitori e figli, mogli e mariti, insegnanti ed alunni, amici per la pelle.

Tra tutti, vi è un corridoio straripante di innocente vivacità e di musicabile disarmonia, dove i passi hanno bisogno di scarpe sempre più grandi ed hanno fame di sapere e sete di gioco.

Ne apriamo la porta a sei anni e la richiudiamo a undici. Camminiamo, corriamo, saltiamo, scalciamo per cinque lunghi anni e saranno quelli che ci rimarranno nel cuore in tutti i successivi corridoi che ci ritroveremo a percorrere.

Ci ricorderemo dello sfinimento della maestra, delle sue arrabbiature e del suo sorriso, del compagno triste al quale ci siamo stretti in un abbraccio consolatore, di quello buffo che non studiava mai, ma che ci faceva scompisciare, del rimprovero dei nostri genitori per un brutto voto e del loro orgoglio nell’ammirare la nostra capacità di affrontare il destino.

Ci ricorderemo della prima volta che abbiamo contato i gradini fino a dieci, ci siamo fermati titubanti e poi altri 4 o 5 , chissà quanti erano, e siamo entrati in una grande scuola, con il cortile quadrato, tanti archi e tanti bambini che da lì a poco sarebbero diventati i nostri compagni d’avventura, mentre quella grande scuola, la nostra seconda casa, il nostro secondo spazio protetto, si sarebbe rivelata a noi un po’ alla volta, regalandoci pareti ricche di conoscenza, banchi tappezzati da poemi e una Chiesa a cui chiedere il significato della carità.

Ci ricorderemo che quella scuola si chiamava Istituto Maria Immacolata di Bergamo e forse piangeremo per la nostalgia o sorrideremo per la fortuna di esserci stati e qualunque sia l’abito che avremo scelto di indossare da grandi, sapremo che le nostre scarpe saranno blu con la scritta gialla IMIBERG.

Con gratitudine,

Una Mamma