LA RADIO E IL FILO SPINATO

LA RADIO E IL FILO SPINATO

In occasione della giornata della memoria la Scuola Imiberg propone la messa in scena di:

LA RADIO E IL FILO SPINATO

di e con Roberto Abbiati e Luca Salata, assistente alla regia Lucia Baldini e un contributo poetico di Mario Vighi.

Venerdì 25 gennaio 2019, ore 21.00 – Teatro Scuola Imiberg

INGRESSO GRATUITO. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA.

Clicca qui per prenotare il tuo posto.

L’ufficiale medico del campo di Auschwitz che fece la puntura di acido fenico per ammazzare padre Kolbe si sentì dire “Lei non ha capito nulla della vita. L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea.”

Lo immagino con una voce ferma e con una mano compassionevole sul braccio del dell’assassino, malgrado i 15 giorni nel bunker n 13 senza cibo ne acqua. Una specie di “Stia tranquillo vinco io anche se mi ammazza.” E quello lo ha ammazzato!

L’ufficiale qualche anno dopo andò a testimoniare al processo di beatificazione del padre francescano. Aveva vinto chi era morto. Non è una gran soddisfazione morire. E’ una gran soddisfazione vivere, e quando morì il padre Kolbe aveva vissuto alla grande. M’incuriosisce la passione per la radio che aveva, per le onde radio, le onde radio che partono e vanno lontano, le onde radio non le fermi, ne con le montagne, ne con i muri, le onde radio partono e vanno, questo secondo me affascinava la mente del padre Kolbe, l’idea che ci sono cose che vanno oltre e che non puoi fermare, neanche se gli spari o se gli inietti l’acido fenico.

Così divenne radio amatore, subito, quando esserlo era una cosa da studi e da brevetto. Prese il brevetto.

I personaggi di questo spettacolo sono, una radio, con le sue frequenze, la modulazione e lo spettro elettromagnetico. Una vera radio in scena, da capire e da vedere per capire. Per capire dove può arrivare il pensiero unano, sia buono che perfido.

L’ufficiale medico che ammazzò padre Kolbe, e che ha dovuto suo malgrado riportare la frase che ho citato, come testimone della sconfitta.

Il Padre Kolbe che affascinato dalle cose che vanno oltre, s’appassiona alla radio, e alla speranza. Tutte cose che ha lanciato oltre il filo spinato.

I cani e i Rolling Stones, i cani in questo spettacolo sono cani di cartone e gesso, sono marionette e sono il male, il male con i denti bianchi e cattivi, marionette con la bocca aperta, i Rolling Stones con Always Suffering la colonna sonora, forse perché il rock si addice a uno spirito forte e ardito come Padre Kolbe.

Uno spettacolo con due attori, uso di oggetti e macchinerie, grandi e piccole marionette a cui dar voce e corpo su un palcoscenico, marionette che interagiscono con gli attori, e due luci, due nel senso di due lampioni a che fanno la luce necessaria a raccontare le miserie e la grandezza della vita umana.

Uno spettacolo come una specie di voto per me per cercare di “capire qualcosa della vita”.