
È possibile volare?
Avete mai provato la sensazione di affogare? Oppure di cadere in un abisso e non sapere più tornare in superficie? Oppure quella di soffocare?
«La mia nipotina è bravissima! No, ma è davvero brava!», ripeteva mio nonno ai suoi amici.
Il mio mondo finì quando non potei più abbracciarlo.
Però, mi aveva già insegnato a volare. E questo non è nulla, e questo è tutto quello che serve.
Dieci anni prima
«Bebe, Bebe, ti devi svegliare, è tardissimo!», disse la mamma, e così mi alzai di colpo. In fretta e furia feci colazione, mi vestii e ricontrollai di aver preso tutto.
«Cosa manca?», mi domandai dubbiosa. «Oh, il cervello. Dove l’ho lasciato?».
«Buongiorno Bebe, calma, calma, dove vai?», mi chiese la mamma appena mi alzai dal letto.
«Sono in ritardo!» risposi davvero disperata.
«No, bimba mia, tranquilla sono appena le 7; manca ancora un po’ alla gara», mi tranquillizzò.
Non capivo, poi capii: «Ah, ho fatto un incubo in cui ero in ritardo. Il nonno viene a vedermi, vero?».
«Certo che viene, non si può perdere la gara della sua nipotina. Ora fai colazione e preparati tranquillamente».
Dopo qualche ora, arrivai in quel meraviglioso e gigantesco maneggio. C’era un’atmosfera indimenticabile: la giuria che scaglionava gli ordini di partenza, cavalli imbizzarriti, la campanella, il suono dei passi delle persone sul terreno.
Avevo paura. Avevo ansia. Avevo la sensazione di poter deludere tutti quelli che credevano in me.
Tutto svanì quando vidi mio nonno. I suoi occhi, profondi come un cielo senza nuvole, mi trasmettevano, come nessuno riusciva, tranquillità e serenità.
«Ciao bellissima, sei pronta?».
«Certo, sono nata pronta», replicai come mi aveva insegnato.
«Ci ritroviamo più tardi, ora vado a visionare il percorso», dissi mentre mi recavo verso il capo gara.
Qualche minuto dopo, ero andata a preparare il mio cavallo Alancelot. Un cavallo incantevole e buonissimo (solo con me, con gli altri mordeva e sgroppava).
«Ultimo binomio: Casamassima Benedetta e Alancelot sono attesi in campo gara», annunciò la giuria.
Che agitazione! Che entusiasmo!
Prima di entrare in campo arrivò mio nonno e, come sempre, mi diede sicurezza: «Sei bravissima, ce la farai!».
Era il momento. Io, Alancelot, gli ostacoli e il tempo.
«Dlin, Dlin», suonò la campanella di partenza.
Superammo i primi salti con delicatezza e con un buon ritmo. Poi andammo incontro a una gabbia e… voilà, la perfezione; tempi calibrati e distanza ottima. Infine, arrivò l’ultimo ostacolo: il salto che metteva in difficoltà tutti. Decisi di aumentare la velocità e di lasciarmi andare; intanto pensai alle parole di mio nonno.
Stavamo volando. Mi sembrava di toccare il cielo. È possibile volare?
«Brava, bravissima!», tutti stavano applaudendo. Eravamo arrivati primi!
Stavo sognando di nuovo? Però questo non era affatto un incubo.
Dieci anni dopo
Sì, volare è possibile: quel giorno stavo volando, e gli occhi di mio nonno erano lì, a tenermi sollevata, a custodirmi. Anche mio nonno, poi, un giorno volò, portando i suoi occhi con sé.